Marzo 29 2020 0Comment

Elisabetta Gazzola: il fundraising sanitario e l’emergenza COVID-19

Il fundraising sanitario e l’emergenza COVID-19, Elisabetta Gazzola, socia EUconsult Italia, ci ha inviato una sua riflessione sul senso del suo attuale impegno e sulle prospettive future.

Elisabetta è consulente di fundraising e formatrice, oggi più che mai impegnata come fundraiser nel settore sanitario.

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I love my hospital mi verrebbe da dire. Era l’hashtag della campagna che avevo suggerito all’AUSL di Piacenza tanti anni fa, quando iniziai il mio percorso come consulente nella sanità pubblica, a fianco degli ospedali. Nove anni fa come oggi, cercavo di spiegare che la sfida che avremmo avuto di fronte sarebbe stata quella di far comprendere alle persone che donare alla sanità pubblica e sostenere il proprio ospedale, significava prendersi a cuore la salute di tutti e che gli ospedali sono un patrimonio per tutta la comunità. La differenza fra allora e oggi è che oggi l’hanno capito. Oggi corrono tutti e fanno a gara a chi è più generoso, ed è bellissimo vederlo. Le emergenze, lo sappiamo bene, accorciano le distanze e ti fanno toccare con mano il problema e questo può portare alla donazione.

Io ho il privilegio e la fortuna di lavorare all’interno di Fondazione per l’Ospedale per i Bambini Buzzi che per prima, lo scorso 13 febbraio, aveva portato alla luce il tema della carenza di posti letto all’interno dei reparti di Terapia intensiva, in tempi non ancora sospetti.

L’emergenza COVID-19 ci fa comprendere che sopravvive chi ha la capacità di reinventarsi e di aprire i propri orizzonti. Di riprogettare, di cogliere dai propri limiti per costruire nuovi progetti e per crescere.

Penso alla scuola, che si è trovata da un giorno all’altro a ripensare a strumenti e modi per continuare a garantire l’attività didattica. E’ un tema sul quale varrebbe la pena lavorare.

Penso a quanto dovremo lavorare per trovare risorse su ciò che ancora non si vede: le voragini di disagio, esclusione e impoverimento nelle quali precipiteranno le categorie sociali più esposte alle conseguenze del blocco prolungato di attività produttive, di reti di sostegno sociale e delle scelte di redistribuzione di risorse umane e finanziarie imposte in questi mesi dalle misure adottate per frenare il contagio. Penso ai teatri e ai musei che da un giorno all’altro hanno chiuso al pubblico.

Il nostro compito, nel dopo-crisi, sarà sempre di più quello di aiutare le organizzazioni non-profit a valorizzare la Buona Causa e farne emergere le peculiarità, cosa che ogni consulente al fundraising fa già ma che d’ora in poi diventerà ancora più fondamentale.

L’emergenza COVID-19 ha acceso i riflettori sulla sanità e su questo settore, a mio parere, ci sarà tanto da fare. Ricevere tante donazioni in una situazione di grave emergenza che tocca tutti da vicino in questo modo, non vuol dire necessariamente saper fare fundraising quindi, a partire da questa esperienza, molti ospedali potrebbero cogliere l’opportunità per capitalizzare e costruire un percorso di fundraising al proprio interno.

Che cosa ho imparato da quest’esperienza? Lo trovate qui:  https://www.sosteniamogliospedali.it/ (“Raccolta fondi: cosa abbiamo imparato dall’epidemia coronavirus – lezioni per ospedali, fundraiser e le altre nonprofit”). Una serie di spunti sui quali riflettere, preparata insieme ai colleghi Paolo Celli e Francesca Fochi.

 

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