Aprile 28 2023 0Comment

Beatrice Lentati. Così ho portato il fundraising in Italia

VISTI DA VICINO
Due chiacchiere con i professionisti del Terzo Settore

rubrica a cura di Giulia Pigliucci


Beatrice Lentati porta il fundraising professionale ed etico in Italia negli anni ’70, che sviluppa con AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro insieme al professor Umberto Veronesi. 

Nel ‘82 è impegnata come consulente delle organizzazioni internazionali e nazionali: la prima italiana è la Lega del Filo d’Oro nel 1984. Da allora ha affiancato, rafforzato e potenziato molte Organizzazioni non Profit (ONP). Dirige per 5 anni il Master di Comunicazione per le ONP dell’ISC e poi la propria scuola di fundraising. Membro del Board di Resource Alliance, EUConsult e di altre realtà nazionali e internazionali si dedica alla crescita qualitativa e alla valorizzazione della professionalità nella raccolta fondi nel mondo e in Italia, nel rispetto delle cause, dei beneficiari e dei valori etici. È consulente di Fundraising, Comunicazione e Responsabilità Sociale d’Impresa e copywriter. L’acquisizione, la gestione donatori, e le campagne Lasciti, già iniziate dal 1982, sono il focus dei suoi interessi più recenti. In EUconsult Italia è Preasidente del Comitato Scientifico.

C’è stato qualcosa che ha fatto sì che decidesse di scegliere il Terzo settore come ambito della propria professione? E quale?

Un po’ per vocazione: già alle elementari difendevo dalla maestra le mie compagne che erano il suo bersaglio poiché balbuzienti, povere e sporche, non sempre preparate sulle tabelline, umiliandole davanti a tutta la classe. Giovanissima ho iniziato a fare volontariato con le ripetizioni a bambini delle elementari, orfani ospiti di un istituto a Milano. Mi preoccupavo degli anziani che dovevano svolgere lavori pesanti e faticosi, mi prodigavo per il mio prossimo e me ne facevo carico come potevo, coinvolgendo mia madre che mi assecondava.

Un po’ per scelta: appena laureata, grazie a mio marito, ho avuto la fortuna di recarmi ad imparare la mia professione a Londra, nella più nota agenzia di Direct Marketing del mondo. Al rientro in Italia il progetto della sede italiana dell’agenzia Wundermann International non decollò ed io dovetti decidere che cosa fare. Ero stata selezionata dalla Plasmon per un incarico molto interessante: avrei dovuto implementare un progetto volto a mantenere le relazioni con le neomamme clienti, il Direct Marketing era sicuramente lo strumento ideale. 

Nel frattempo avevo deciso di parlare con il professor Umberto Veronesi per prospettargli il potenziale di questo nuovo strumento adatto anche alla raccolta di fondi. Prima di accettare il contratto con la Plasmon andai, quindi, dal professore a spiegargli di cosa si trattava e come si potesse applicare alla raccolta fondi per la ricerca sul cancro. Lo convinsi. E dopo una gran fatica nel far accettare il mio progetto da parte del Consiglio Direttivo dell’epoca di AIRC mi affidarono un budget e il via per provare quanto avevo proposto.

Da qui è iniziata la mia avventura nel mondo della raccolta fondi e del Terzo settore. 

Dipendente per 7 anni, poi consulente ho avuto modo di lavorare per tante Cause differenti e in molti casi con grandissimi risultati. All’inizio tutte le organizzazioni erano “piccole” poi molte sono cresciute grazie al mio impegno, mentre altre, soprattutto straniere, erano più strutturate e più grandi. 

Nel corso di tutta la mia vita professionale ho cercato di trasferire know how a tutti coloro che mi si avvicinavano e che hanno lavorato con me sia come miei collaboratori sia come staff delle organizzazioni clienti. Inoltre, ho organizzato convegni, incontri, oltre ad una scuola di formazione, divulgando il più possibile le mie conoscenze. Senza un interlocutore “formato” non era possibile fare avanzare il lavoro con buoni risultati e con prospettive di crescita.

Se dovesse lasciare nella Scatola del tempo il suo migliore progetto quale potrebbe essere e perché?

I progetti sono più di uno. 

In primis AIRC: oggi è la grande Associazione che è anche grazie al fatto che nel 1975 sono riuscita a convincere il professor Veronesi ed il Consiglio Direttivo a darmi ascolto. E’ stata un’impresa e all’epoca ero molto giovane. La più grande soddisfazione che traggo da questa esperienza è che oggi vi sono terapie per curare i malati che negli anni ’70 erano solo un lontano obiettivo verso il quale mirava la ricerca! Ci sono voluti 50 anni, ma i risultati si vedono e sono concreti.

A seguire, non meno interessante come progetto, come storia e come risultati la Lega del Filo d’Oro. Nel 1984, dopo aver lavorato come consulente dal 1982 solo per organizzazioni straniere che desideravano aprire una sede in Italia, fu il mio primo cliente italiano. Avevo presentato un prospetto sulle potenzialità di crescita e dei risultati negli anni e, dopo ampie discussioni, il dottor Rossano Bartoli, allora Segretario Generale, decise con l’avvallo del Consiglio Direttivo di provare ad ascoltarmi. Da allora la crescita è stata costante e continuativa, questo per me è motivo di una grandissima soddisfazione umana e professionale. 

Anche la Formazione merita un ricordo: io ho imparato a fare fundraising andando per il mondo a cercare know how, libri, personaggi incredibili che mi hanno trasmesso tutto il loro sapere e le loro conoscenze senza remore e con grande generosità. A mia volta ho cercato per tutta la mia vita di trasferire le mie conoscenze a chi desiderava imparare. Ho condiviso e raccomandato a tutti di fare lo stesso. Confrontandosi e parlando dei propri successi, compresi gli insuccessi, ci si arricchisce vicendevolmente.

Mi pare che negli ultimi anni questo atteggiamento di condivisione e confronto sia molto diminuito e credo sia un vero peccato!

Quale è il sogno del cassetto ancora da realizzare? 

Oggi sono molto meno attiva di prima. Ho priorità familiari da rispettare. Se però potessi ancora dedicare un po’ del mio tempo al mio lavoro due sono i temi che mi stanno a cuore e che penso possano essere migliorati:il mondo dei lasciti testamentari che da sempre mi affascina per il suo enorme potenziale e per i risvolti psicologici e umani che coinvolge; l’altro è l’universo complesso dei Consigli Direttivi.

Un consiglio, che scaturisca dalla sua esperienza, per chi si affaccia nel mondo del lavoro in questo settore.

Ho scelto di fare questo lavoro e lo rifarei. Tuttavia bisogna avere una “vocazione” per farlo bene. Non si può pensare che fare Fundraising sia diverso da fare un altro mestiere. 

La Causa è sicuramente un elemento ispiratore e coinvolgente, ma non per questo questa professione è più facile o meno impegnativo. Anzi! Bisogna sapere lavorare bene, meglio se si è fatta un’esperienza in ambito profit, bisogna essere molto ben preparati. È sicuramente d’ausilio una laurea in qualche materia che richiede impegno. Insomma lavorare nel non-profit è molto impegnativo e richiede formazione, attitudine e forti convinzioni.

Le delusioni che si hanno in questo settore sono molto più forti e dolorose  di quelle che si possono trarre nel mondo profit, poiché si crede che il non-profit sia diverso e migliore. Ma non sempre è così.

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