Aprile 11 2024 0Comment

Raffaele Picilli. Fundraising, peopleraising e l’importanza di far rete

VISTI DA VICINO
Due chiacchiere con i professionisti del Terzo Settore

rubrica a cura di Giulia Pigliucci.

Esperto nel settore del fundraising e del people raising, da 24 anni è impegnato, rivestendo ruoli diversi, nel
non-profit. Fondatore, nel 2001, di Raise the Wind il network di consulenti per il non-profit, alla quale si sono rivolte
oltre 150 organizzazioni del Terzo Settore e pubbliche amministrazioni. 

Dal 2014 è partner di CostruiamoConsenso, network di consulenti per la politica.
È board member di EUConsult, organizzazione europea di consulenti per il Terzo Settore con sede ad
Amsterdam, ed è socio di EUconsult Italia, della quale è uno dei fondatori ed è stato Presidente dal 2019 al 2022. È tra gli ideatori del Nonprofit Leadership Forum e dell’European Third Sector Forum.

Cura rubriche sul fundraising e people raising su periodici di settore ed autore di ricerche comparative sul
fundraising. È docente in tecniche di fundraising sin dal 2001, formando oltre 12.000 operatori
appartenenti al Terzo Settore e agli Enti Pubblici. Dal 2021 insegna all’Università degli Studi di Urbino Carlo
Bo e conta più di venticinque pubblicazioni dedicate al fundraising e al people raising.

C’è stato qualcosa che ha fatto sì che decidesse di scegliere il Terzo settore come ambito della propria professione? E quale?

Torniamo indietro di molti anni. Ricordo ancora il mio primo giorno di catechismo. Avevo sei anni. Le mie due insegnanti, Bianca ed Elisabetta, missionarie laiche, erano di ritorno dal Mozambico, Paese nel quale avevano vissuto per molti anni. Ci raccontarono del loro lavoro, dei progetti portati a termine, delle privazioni, della gioia di donare. A me sembrò che avessero vissuto una vita bellissima. Soprattutto utile. Così, nella mia testa, entrò il tarlo del non-profit.

A 14 anni cominciai a fare volontariato in una grande organizzazione umanitaria. L’esigenza maggiore erano
i fondi che non bastavano mai e noi ci inventavamo mille modi per trovarli: dalla pesca di beneficenza alla raccolta
con i salvadanai, dall’autotassazione per comprare cancelleria alla vendita di piantine per sostenere i progetti. Per me prima veniva l’associazione e poi tutto il resto. Mi piaceva esserci, fare, condividere, sentirmi utile, tutto questo mi ha portato ad entrare in contatto con tante persone e a fare molte amicizie. Tanti amici di allora, ci sono ancora oggi.

Nel 2000 e un giorno, per caso, mi trovai tra le mani un opuscolo che parlava di fundraising, iniziai a
leggerlo con attenzione e trovai argomenti che mi sembravano lontani dal mio modo di fare volontariato, eppure familiari. Tecniche per raccogliere fondi, regole precise, principi etici, formazione ad hoc, programmazione. Nulla era lasciato all’improvvisazione. Fu una vera rivoluzione nella mia mente. Quel giorno, a conclusione della lettura, mi ricordai di Bianca ed Elisabetta e del loro “dono laico”, decisi di approfondire la conoscenza del fundraising. Da allora, sono passati ventiquattro anni.

Se dovesse lasciare nella Scatola del tempo il suo migliore progetto quale potrebbe essere e perché?

Ho partecipato alla realizzazione di tanti progetti. Non saprei scegliere il migliore, ma lascerei nella scatola il
più difficile, quello maggiormente sfidante: il mio primo lavoro nel settore museale quando nessun
direttore dei grandi musei italiani voleva investire un Euro nella consulenza in fundraising. Iniziai a lavorare
per un grande parco archeologico insieme ad un altro consulente, Gabriele Granato, esperto di marketing e
comunicazione e fu un percorso interessante e innovativo. Devo dire grazie a due persone in particolare:
Alfonso Andria, consigliere del Parco Archeologico di Paestum e Velia, e Gabriel Zuchtriegel, allora Direttore
dello stesso Parco e oggi alla Direzione del Parco Archeologico di Pompei.

Quale è il sogno del cassetto ancora da realizzare?

Lavorare come fundraiser per i Vigili del Fuoco! In subordine riuscire a produrre olio extravergine di oliva
biologico in Cilento. Per la seconda, credo ci siano sicuramente più possibilità.

Un consiglio, che scaturisca dalla sua esperienza, per chi si affaccia nel mondo del lavoro in questo settore.

Primo passo è quello di formarsi bene e fare la gavetta. Poi continuare con la formazione, senza smettere
mai. Investire su sé stessi per migliorarsi è fondamentale in un settore in continua evoluzione. Secondo passo, entrare in rete con altri consulenti, il Terzo Settore è vasto ed i mercati sono tantissimi. Per esempio: EUconsult Italia è una rete di ottimi professionisti del non-profit e sono felice di esserne parte attiva. Non da ultimo, bisogna sentire profondamente i valori del Terzo Settore: questo lavoro non è come gli altri, i clienti sono davvero persone speciali e se non c’è passione, etica e attitudine al sacrificio è inutile perdere tempo. Meglio fare altro.

 

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